Italia.it: ma che vergogna…

febbraio 27, 2007

Forse perchè era annunciato, e atteso da tempo (da molti mesi: vedi qui e qui cosa ne scriveva punto informatico l’autunno scorso). E perchè era trapelato, tra un rinvio e un ridimensionamento, il budget astronomico del progetto: 45 milioni di euro. Milioni.

Fatto sta che, la presentazione di italia.it, che ambisce a essere IL portale internazionale del turismo italiano (e/o, nelle parole di Rutelli, “una grandissima finestra dal mondo sull’Italia”) è stata accolta da scetticismo, critiche, e fischi.

Il logo è stato presentato mercoledì scorso, un giorno prima del portale web. Anche a me, come a molti, il logo è sembrata una bambinata di scarso livello e valore – certo non del valore di 100.000 euro.

Ma non sono un super-esperto di grafica e di design, io. Altri, sì. Per cui ecco qui un post, tratto da designerblog, che spiega, in modo chiaro e pacato, alcuni dei troppi difetti di quello che dovrebbe essere il logo del turismo italiano nel mondo.

Tricolore al contrario, stilizzazione dello stivale che non sembra uno stivale, accostamento di troppi font diversi…. Che pasticcio! Ecco un secondo post, da dimensioni blog, che analizza i limiti del logo, stavolta con un taglio più sociologico.

E la brillante e condivisibile conclusione – E’ l’Italia confusa e disorientata del 2007, e sta tutta in sei lettere che dicono sottovoce “Mi chiamo Italia, ma non mi ricordo chi sono”.

Veniamo al sito. Lento, lentissimo nei primi giorni (causa anche i moltissimi – ma prevedibili – accessi). Intro in flash. E va be’. Fatto con le tabelle, invece che con i css. Ehm…

Un tot di errori di programmazione… comprese robe estremamente semplici tipo la codifica di accenti e caratteri speciali nelle pagine interne…

La rete ribolle, e ovviamente molti sviluppatori si sentono in diritto di dire: se lo facevate fare a me, lo facevo meglio. E a molto ma molto ma molto meno.

Qualcuno propone un contro-portale, animato da bloggers e web-developers. Altri, si concentrano sui difetti, e motivano nel dettaglio le critiche – alla qualità dei contenuti, alla valutazione in termini di accessibilità (Legge Stanca), …

E italia.it cosa fa? Si nasconde. Dalla pagina del “chi siamo” spariscono i nomi di ideatori/realizzatori/manutentori, e compare un messaggio generico sul team di lavoro.

italia.it logo

Che dire? Delusione, per chi si aspettava qualcosa – una conferma, invece, per altri. Uno spreco. Di soldi. Tanto non sono mica i loro – di Rutelli e soci. Sono i nostri.

Dimenticavo. Importante. E’ nato un blog, ti.ailati.www, aka “scandalo italiano”, monotematico. Che critica il portale, lo smonta pezzo a pezzo. Oggi, tratta del pay-off della campagna. “L’Italia lascia il segno”. Divertente (scoprire che almeno altre 28 campagne pubblicitarie hanno già utilizzato l’espressione “lasciare il segno” nel loro claim).


Domani, Oscar!

febbraio 24, 2007

oscar Domani gli Oscar del cinema, a Hollywood. Edizione numero 79.

Non sono molto cinefilo, ultimamente, purtroppo.

Delle sei nominations come miglior film ne ho viste solo tre.

Mi mancano Letters from Iwo Jima, di Clint Eastwood, The Queen e anche Dreamgirls (quest’ultimo è quello che personalmente mi interessa meno).

Babel mi è piaciuto davvero un sacco. E ho molta voglia di vedere il film precedente del suo regista, il giovane e promettentissimo Alejandro Gonzales Inarritu. Il film si intitola 21 Grammi.

The Departed non mi ha convinto. Scorsese è sicuramente un ottimo regista, ma questo non è uno dei suoi film migliori. Cast di divi e bravi attori, ok. Storia interessante. Ma non è il miglior film dell’anno (se poi lo premieranno per dare finalmente un oscar, meritatissimo, a Scorsese, è un altro discorso).

Ieri abbiamo visto L’ultimo re di Scozia. Bello. Decisamente bello (ma non quanto Babel!).
Africa, politica, intrighi, passioni. Tutte cose che mi piacciono. Raccontate bene, recitate bene.

Quindici anni fa, ai tempi del liceo, me li guardavo, gli Oscar, su Rete4. I premi importanti li consegnavano che era già tempo di vestirsi, per andare a scuola. Altri tempi. Diverso io, e diverso anche tutto quanto intorno.


Spiaremiamoglie: 3 mesi di indagini, 6 anni di carcere

febbraio 23, 2007

“Succede anche questo in rete…”

www.tg5.mediaset.it/video/2007/02/vedivideo_13914.shtml

La rete, la rete, la rete…

Covo di balordi, rifugio di perversi, luogo di scambio per ladri, malati, pazzi, uomini-merda.

Quando non parla del nuovo librofonino superfichissimo della Telecom che ci potrai leggere i libri senza fatica (ma va va…) la tv di solito parla dei new media per lanciare stupidissimi allarmi. Il bullismo va in rete, la rete è piena di pedopornofili, i pirati informatici accedono al tuo pc anche quando è spento e ti clonano la carta di credito…

Nooo… la rete non siamo noi, con i nostri pregi e i nostri difetti, i nostri desideri e le nostre perversioni… nooo… non siamo noi a usare la rete, a usarla, consumarla come preferiamo. Nooo… la rete ci rende sporchi. Brutti, sporchi e criminali.

E allora il tg di la7 ha appena lanciato l’allarme “le gang americane usano internet per reclutare nuovi adepti” (vero. E i colloqui di lavoro si fanno su Second Life. Vero anche questo) che il tg5 rilancia. Filmava la moglie di nascosto e metteva i video in rete.

Il servizio mostra: google, e qualcuno che digita “spiaremiamoglie”. Il giornalista dice “aveva creato un sito web”. Cazzata. E infatti il servizio mostra la pagina di video.libero.it
Faccio come loro. Eccoci qui.

Ah. E che soddisfazione. Il logo della polizia di stato su due video dell’utente SpiareMiaMoglie.

logo polizia di stato

Che, per inciso, noto, sono stati visti 27mila volte circa ciascuno. Insomma: un reo, molti spettatori.

Video.libero.it. Una specie di youtube italiano, mi dicono.
Una settimana fa ci ero finito su seguendo il link da una video intervista de leiene. E avevo visto nella top ten, in cima alla top ten, un tale video della professoressa di Monterone. Che poi il pomeriggio non c’era più.

Immagino ne avessero parlato i tg (io non li guardo tutti i giorni, non c’ho abbastanza pelo sullo stomaco).

Il giorno dopo ne parlava il giornale ilbrescia, del gruppo e-polis, che leggo abbastanza. Giornale normalmente pacato, attacccava “video osceno, scandaloso, atti sessuali espliciti…” ??

Io il video l’ho visto, il giornalista mi sa di no.
Dei ragazzetti che circondano una professoressa. Le mettono le mani addosso, o meglio sul culo. Si vede un pezzo di un perizoma. E uno dei ragazzetti che affonda un secondo le mani dentro i pantaloni. Il tutto intermezzato da simpatici “Ciao matteo” rivolti alla camera del videofonino.

Mah. Una roba assurda. Cioè strano che in una classe succeda una roba del genere. Che fosse sesso, insomma… come dire che sono le cicogne a portare i bambini…

Cmq. Sul giornale la professoressa diceva di non essersi accorta di nulla (??). Secondo MAH.

Il video era su video.libero. L’hanno tolto. L’hanno messo su youtube (o non so se era al contrario prima su youtube poi su libero). Che l’ha tolto. Ieri ho visto che c’era di nuovo – uploadato da un brasiliano e con un tot di commenti stupido/innocenti, in portoghese, stile “Ce l’avessi io una prof così”.

Cercando con google “insegnante monteroni” si leggono un po’ di commenti alla vicenda (non tutti intelligenti). Per i commenti a “spiare mia moglie” conviene aspettare qualche ora.

ps: il tizio che ha filmato la moglie di nascosto è un merda. Ma sbatterlo in gabbia per degli anni, boh. A far compagnia agli straccioni che spacciano in strada due grammi di merda. (E intanto i criminali veri sono quasi tutti fuori.)

ps2: tre mesi di indagini? per risalire a uno che ha un account su libero e ci posta i suoi video?? io credo proprio che bastino tre giorni (libero ha l’obbligo di tenere i log, e secondo me uno che mette i video di sua moglie su libero lo fa da casa sua, o al massimo dall’ufficio. E molto probabilmente non si rende conto di star facendo qualcosa di penalmente rilevante. Va be’, supposizioni mie.)

ps3: andate a vedere la top ten dei video su libero. Oggi, o un altro giorno. Un video con un pezzo di tetta del carnevale brasiliano, un video con un pezzo di culo di britneispirs, un video con un pezzo di mutanda della valletta tv del mese. Questo dovrebbe farci riflettere.

La rete per molti versi è un riflesso di ciò che noi siamo, e di come decidiamo di usarla.


Amarelo Manga (Claudio Assis, 2002)

febbraio 23, 2007

Abbiamo visto ieri: Amarelo Manga.

In italiano sarebbe Giallo Mango. In inglese l’hanno tradotto Mango Yellow (invertendo, giustamente, aggettivo e sostantivo).

amarelo manga

 

E’ un film brasiliano, una commedia semi-noir, di quelli premiati e almeno parzialmente internazionali (Festival di Berlino, Festival del Cinema Latinoamericano di Tolouse, dove ha vinto).

Ambientazione: Recife. Metropoli del Nordest. E la città più violenta del paese. Intrighi, passioni, tradimenti. Sarcasmo. Piccole e grandi miserie quotidiane. Deviazioni.

Quotidianità che si intrecciano (scuola Altman) e si scontrano.

Mi è piaciuta la musica. E i dialoghi. Certe inquadrature.

E la recitazione. Strepitosa, nel caso di Matheus Nachtergaele. Uno dei grandi attori del cinema brasiliano contemporaneo. Che ha fatto almeno altri tre film degnissimi di esser visti: Central do Brasil, Cidade de Deus e O Auto da Compadecida (di quest’ultimo ri-scriverò perchè ha un legame forte con la literatura de cordel, che mi interessa molto).

Il sito ufficiale del film.

La scheda di Amarelo Manga sull’internet movie database (imdb).


E io bloggo.

febbraio 22, 2007

Esce finalmente Windows Vista. E io bloggo.

I Pacs si trasformano in Dico. E io bloggo.

I sostenitori del creazionismo litigano con i fan di Darwin. E io bloggo.

Continua la settima edizione de Il Grande Fratello. E io bloggo.

Bush fissa a 645 miliardi di dollari le spese militari per il 2008 (erano 304 nel 2000). E io… bloggo.

Riparte il calcio italiano dopo una settimana di stop. Nuove norme, e qualche tornello. (?!). Io bloggo.

Dai videofonini di studenti nuove scene di bullismo in internet… e la tv dà la colpa alle nuove tecnologie. Ma io bloggo.

Ottantamila (o duecentomila?) in piazza a Vicenza per dire no alla nuova base USA. E io bloggo.

64 morti sul treno dell’amicizia India Pakistan. E io bloggo.

Con uno scivolone sulla politica estera al Senato, cade il governo Prodi. E io bloggo.

[to be continued]



Zoro. Anche lui è 2.0!

febbraio 20, 2007

Non guardo molta tv. Ma si parlava di televisione, a cena. Di come i gggiovani e i consumatori + interessanti si cibino ormai quasi solo di satellite e rete, e della parallela deriva (ulteriore!) della tv generalista, via etere.

Andrea mi dice di cercare Zoro, in rete. Che fai dei riassunti esilaranti del Grande Fratello su youtube. Fatto. Colpito.

Zoro mi piace. Zoro è molto due punto zero.

L’ideatore del personaggio è tale Diego Bianchi, che ha un blog su excite e pubblica i suoi video-riassunti del GF su youtube.

I video di Zoro sono: divertenti, molto, e informativi. Se uno vuol sapere cosa è successo in una settimana dentro la casa del Grande Fratello, e soprtattutto in tre o quattro ore di diretta su Canale 5, tramite Zoro ha un riassunto che mi sembra del tutto, sinceramente, giornalistico.

I video sono del tipico “user generated content”, (in italiano: dei “contenuti generati dagli utenti”). Uno dei fondamenti del web 2.0, secondo i vari guru. (Flickr, youtube, myspace, del.icio.us etc sono tutte piattaforme dove i contenuti sono prodotti, prima, condivisi, poi, segnalati/recensiti/… dagli utenti).

In questo senso la copertina del Time con l’uomo dell’anno era dedicata a chi si collega in rete, e “produce senso”.

Meglio, i contenuti di Zoro sono user REgenerated content. Zoro mixa le immagini della tv con le video-riprese dei suoi commenti, e ci aggiunge sequenze cinematografiche d’archivio, siparietti teatrali autoprodotti e spudoratamente amatoriali.

La tecnologia alle masse, no? Significa questo (e significa anche le riprese con i video-fonini dei bulli a scuola, e tre macchinette digitali ogni quattro persone in platea ai convegni di Forza Italia, e mille altre cose). Significa che i mezzi sono alla portata di tutti, o quasi (almeno alle nostre latitudini). Per cui la differenza la fa la creatività…

(Quelli di Rekombinant – un po’ snob, imho, ma assai intelligenti… – lo dicevano già quattro cinque anni fa. “We don’t need communication. We need creation”.)

E con la sua cretività Diego ci regala delle sovrimpressioni stile tv in cui scorrono i(potetici) messaggi sms. Che aggiungono altro grasso alle risate.

zoro

Insomma, paradossalmente, ma come si è già visto e si continuerà a vedere… – il GF investe milioni e stufa, è palloso, scontato perfino per i suoi aficionados.

Perde audience (il che ovviamente per un programma tv che costa un sacco di soldi è molto ma molto più grave che per un blog, o per un video autoprodotto!).

(Io non ne capisco molto di tv, ma immagino che per quelli che producono un programma che inizia a perdere audience deve essere qualcosa tipo per un uomo svegliarsi la mattina e vedere che stai perdendo un sacco di capelli… Rischi di andare in panico). Zoro invece diverte. Costa quattro lire e fa successo.

Ma Zoro è 2.0 per almeno un paio di altri motivi.

Diego seguiva già negli anni scorsi il GF, ed è stato pure tra il pubblico “fuori dalla casa”, con il conduttore che gli chiedeva chi sperava che (non) venisse escluso. Le riprese, con intelligente auto-ironia, sono nei tube-video dello stesso Zoro. Insomma Diego si è re-inventato.

Non so cosa diavolo ci facesse a Cinecittà nè che edizione del GF fosse – dal suo blog mi pare di vedere che sono anni che si occupa di sta roba. (C’è un Tafazzi in ognuno di noi?)

Insomma, Diego è un po’ come la Fiat Bravo. Molto 2.0.

Ma ancora, estremamente più 2.0 è il fatto che Diego lavori per Excite (che per quanto mi riguarda è uno dei mille portali che ci sono in giro… non molto 2.0 😀 – anche se vedo sul sito che fa parte di un gruppo abbastanza vasto e multinazionale) e lo si veda esplicitamente all’inizio dei tube-video: c’è la schermata con la pubblicità del portale.

Dubito che la mossa faccia parte di una strategia coordinata di marketing di Excite Italia – ipotesi affascinante, ma difficile da accreditare. Marketing virale.
Di sicuro i video di Zoro valgono quanto, o più, di mezza pagina su Repubblica.

Io, carloz, vedo il video e penso “il tizio è in gamba”. Ed è evidente che il tizio usa Excite. Equazione: tizi in gamba usano Excite. Che è ovviamente la stessa logica del “la modella x usa D&G, anche io voglio essere fica come la modella X, vado a comprare i jeans D&G”. Con delle differenze (tra cui il fatto che Zoro abbia per me, carloz, una credibilità, da spendersi, che la maggior parte dei marchi, e delle istituzioni, non hanno).

Esempio simile: le iene,trasmissione di italia1, pubblica sul sito un sacco di video. E usa la piattaforma di libero.it. Facendogli un sacco di pubblicità (qui ovviamente c’è in ballo un qualche tipo di accordo commerciale, però, suppongo).

Ovviamente la rete, le dinamiche di rete, i social network (e i data-mining collegati) sono tra le nuove frontiere della pubblicità.

Inciso finale: la pubblicità così – schermata iniziale – mi sembra efficace e poco fastidiosa (2 su 10 di fastidio).

W Zoro. 5 minuti a settimana continuerò a dedicarglieli volentieri.


Web 2.0: The Machine is us/ing us

febbraio 17, 2007

C’è un bel video, su youtube, che cerca di spiegare il cosiddetto web 2.0. Il video è questo.
Il video è bello: stile quando gli americani fanno le cose bene. Ovvero è chiaro, pragmatico. (Le cose americane fatte bene, spesso, si conformano alla massima KISS – Keep It Simple, Stupid).

In cinque minuti, e in modo piacevole, racconta l’evoluzione dal testo cartaceo a quello digitale, dall’HTML all’XML, dai primi siti web a quelli di oggi.

Non va preso come una verità rivelata, ma è sicuramente utile, specie per esemplificare le cose a chi ne sa/capisce di meno, di nuove tecnologie.

E’ bello vedere che è uno dei video + popolari su youtube.

Lo ha ideato, e messo on-line, il professor Micheal Wesch, nell’ambito di un progetto di Etnografia Digitale dell’Università del Kansas.

Il video mi è piaciuto, ci ho curiosato intorno.

Viene segnalato, in questo bell’articolo (in inglese), di Inside Higher Ed, come “esempio vincente” di video virale (la sua popolarità è iniziata con un passaparola via e-mail tra colleghi di Wesch).

Ho letto una trascrizione del video. Ho pensato di tradurla in italiano. Dopo venti righe, ho scoperto che esisteva già una traduzione italiana.

Meglio: dopo la trascrizione inglese del danese Justaddwater.dk, Claude Amansi (della svizzera italiana, mi pare di capire) ha usato la piattaforma di mojiti per “sottotitolare” il video su web.

Mojiti semplicemente recupera i video streammati da altre piattaforme, come youtube, e permette agli utenti di fare annotazioni, stile fumetti o sottotitoli.

E’ un servizio tipicamente web 2.0, direi. Di mash-up (stile mojiti, ma anche last.fm, yahoo pipes, etc etc) mi propongo di scriverne, poi.

Insomma ho scoperto che Claude aveva usato la trascrizione inglese per commentare il video, e poi l’aveva anche tradotta in italiano. In modo direi discreto.
Io sono uno (stronzo?) perfezionista.

Ho ripreso la sua sottotitolatura, e le ho dato delle aggiustatine – sia come lessico che come time-code.

Ecco il risultato (questo video lo inserirei volentieri, ma wordpress non ha – per ora – un plugin per gestire oggetti video di mojiti.com):

mojiti.com/kan/2024/4125


Thickbox: le mie gallerie

febbraio 16, 2007

Ecco, l’ho fatto. Ho creato una pagina di accesso alle gallerie di foto del mio home-site al Circolab che sfrutta thickbox. Eccola… qui.

Gallerie multiple e tutto. Thickbox è proprio bellino 🙂

Ho tenuto le immagini che erano già sul server, con dimensioni medio-grandi (in genere sui 1024×768 px), per cui se questo da un lato dimostra che lo script lavora bene nel ridimensionamento, dall’altro lato le immagini appesantiscono abbastanza la visualizzazione della galleria – che immagino quasi insostenibile da una connessione dial-up.

Per ora lascio così: è un test, e la visualizzazione “tradizionale” è ancora lì sul sito.

In ogni caso, thickbox “rocks”… il lamer is me -:)

Nota. Ovviamente Thickbox non esiste da una settimana (ma da un anno), nè sono il primo a usarlo o a scriverne. Stamane ho trovato un post interessante, questo, di un web-designer italiano, che già un po’ di tempo fa metteva a confronto lightbox e thickbox.


15 Febbraio. San Faustino.

febbraio 15, 2007

Karina, lavora. Anche se oggi a Brescia è festivo. 7.50, il bus. La accompagno alla fermata con la macchinetta fotografica in tasca. Oggi Brescia festeggia il patrono (i patroni, Faustino e Giovita). Con una fiera. 670 bancarelle, per le vie del centro.

Domenica siamo stati al museo nazionale della fotografia, al Carmine. Bell(in)o. (Il sito ufficiale è questo, ma fa un po’ schifo, purtroppo). E ho scoperto sto concorso per foto-amatori. Che fanno da qualche anno (ma io gli anni scorsi mica abitavo qui…)

Insomma – tra venditori che gonfiano palloncini e primi avventori mattinieri – mi son fatto un giretto, mezz’ora, tra via X Giornate, Piazza Rovetta e vicinanze. Un centinaio di scatti. Ne posto qui sotto tre. Perchè la tassa di iscrizione al concorso è di 12 euro e non so se ne valga la pena (non sono poi sto gran fotografo 😉

(Inserisco le miniature, cliccandoci su dovrebbe aprirsi la web version a 1024 px)

san faustino 2007 01

san faustino 2007 02

san faustino 2007 03

San Faustino. In rete, a parte i siti istituzionali – comune, provincia, et simili – in ogni caso scarni di notizie, si trovano ovviamente pagine amatoriali, tra cui questa qui, in cui sul portalino di racconti di viaggi e vacanze cisonostato.it si trova un racconto (e qualche bella foto) di qualcuno che è venuto a Brescia il 15 febbraio. Alla fiera…


Slideshare: presentazioni online condivise (anche in WordPress?)

febbraio 14, 2007

Leggo che la Shake, mitica casa editrice di Milano, ha aperto un’ hacker corner (comunicato ufficiale).

Me lo segnalano i Cialtroni nello Spazio, che oggi ne parleranno, possibilmente, nella loro spazio di approfondimento (informatica libera, libertà, diritti e nuove tecnologie) su Radio Onda d’Urto.

Lo segnala anche ZeusNews. Leggo l’articolo e finisco a curiosare su Idearium. Conosco, un poco, SecondLife – dove vivacchia il mio avatar Micheal Mariani. Idearium, on-line dal 2001, pare, non lo/a conoscevo. Tratta di realtà virtuali, e di user interfaces. (Interessante, così al volo, un set fotografico che hanno fatto di SecondLife e postato su Flickr).

Mi piace, mi strapiace, uno slideshow, (una presentazione stile powerpoint, per intenderci), immagino usata nell’incontro su 2ndLife e che Idearium anteprimizza sul sito. Si legge che è un servizio offerto da SlideShare.

logo slideshare

 

A sto punto mi prendo cinque minuti e vado a curiosare sul sito di SlideShare.net. Che convince, direi. Anche se non sono un grande produttore di slides 😉 e di fatto non ho neppure un set pronto da usare per testare il servizio (ma ne preparerò uno nei prox giorni)…

SlideShare l’ho cercato con Google. E tra i 10 primi risultati mi spunta fuori wordpress-it.it, che non mi ricordavo di conoscere (anche se poi inserendolo nei miei bookmarks scopro che l’avevo già segnato, un mese fa…)… Su wordpress-it.it si parla di un plugin per WordPress per inserire gli oggetti SlideShare: ecco il (laconico) post. Che rimanda al sito dell’autore del plugin, Mikroslave.net. Traducendo dal tedesco, si tratta di un hack che Peter ha operato partendo dal plugin per inserire (embed) gli oggetti video di YouTube nei blog wordpress powered. Beh, io mi scarico lo .zip e me lo testo su localhost. Domani.