Forse perchè era annunciato, e atteso da tempo (da molti mesi: vedi qui e qui cosa ne scriveva punto informatico l’autunno scorso). E perchè era trapelato, tra un rinvio e un ridimensionamento, il budget astronomico del progetto: 45 milioni di euro. Milioni.
Fatto sta che, la presentazione di italia.it, che ambisce a essere IL portale internazionale del turismo italiano (e/o, nelle parole di Rutelli, “una grandissima finestra dal mondo sull’Italia”) è stata accolta da scetticismo, critiche, e fischi.
Il logo è stato presentato mercoledì scorso, un giorno prima del portale web. Anche a me, come a molti, il logo è sembrata una bambinata di scarso livello e valore – certo non del valore di 100.000 euro.
Ma non sono un super-esperto di grafica e di design, io. Altri, sì. Per cui ecco qui un post, tratto da designerblog, che spiega, in modo chiaro e pacato, alcuni dei troppi difetti di quello che dovrebbe essere il logo del turismo italiano nel mondo.
Tricolore al contrario, stilizzazione dello stivale che non sembra uno stivale, accostamento di troppi font diversi…. Che pasticcio! Ecco un secondo post, da dimensioni blog, che analizza i limiti del logo, stavolta con un taglio più sociologico.
E la brillante e condivisibile conclusione – E’ l’Italia confusa e disorientata del 2007, e sta tutta in sei lettere che dicono sottovoce “Mi chiamo Italia, ma non mi ricordo chi sono”.
Veniamo al sito. Lento, lentissimo nei primi giorni (causa anche i moltissimi – ma prevedibili – accessi). Intro in flash. E va be’. Fatto con le tabelle, invece che con i css. Ehm…
Un tot di errori di programmazione… comprese robe estremamente semplici tipo la codifica di accenti e caratteri speciali nelle pagine interne…
La rete ribolle, e ovviamente molti sviluppatori si sentono in diritto di dire: se lo facevate fare a me, lo facevo meglio. E a molto ma molto ma molto meno.
Qualcuno propone un contro-portale, animato da bloggers e web-developers. Altri, si concentrano sui difetti, e motivano nel dettaglio le critiche – alla qualità dei contenuti, alla valutazione in termini di accessibilità (Legge Stanca), …
E italia.it cosa fa? Si nasconde. Dalla pagina del “chi siamo” spariscono i nomi di ideatori/realizzatori/manutentori, e compare un messaggio generico sul team di lavoro.
Che dire? Delusione, per chi si aspettava qualcosa – una conferma, invece, per altri. Uno spreco. Di soldi. Tanto non sono mica i loro – di Rutelli e soci. Sono i nostri.
Dimenticavo. Importante. E’ nato un blog, ti.ailati.www, aka “scandalo italiano”, monotematico. Che critica il portale, lo smonta pezzo a pezzo. Oggi, tratta del pay-off della campagna. “L’Italia lascia il segno”. Divertente (scoprire che almeno altre 28 campagne pubblicitarie hanno già utilizzato l’espressione “lasciare il segno” nel loro claim).