Gru. Gru. Gru. Gru.

novembre 15, 2010

A 35 metri nel cielo.
Persone belle, lavoratori.
Non disperati.
Arun, Rachid, Jimi, Sajad.

Sono lì su per tutti.
Lì sopra a quella giallissima gru.

Vogliono “essere nella lista”.
Un pezzo di carta per loro significa vita.
(Dodici mesi, di vita regolare.)

Vogliono solo poter continuare.
A saldare, a badare, a spazzare.
A tornire, a pulire, a imbiancare.

Portategli acqua, un libro, del pane.
Portategli un fiore, la radio, un maglione.

Mandategli un bacio, un abbraccio, un disegno.
Mandategli un semplice segno d’amore.

Su quella gru, nella pioggia, nel vento, ci sono quattro persone speciali.
Splendidi uomini, da accarezzare.

 

 


Brescia. Immagini da sotto la gru. Sabato 13 Novembre

novembre 14, 2010

Non sono scatti miei. Sono de Il Corriere. Dicono qualcosa, sulla situazione a Brescia, ieri, sotto la gru. E sulla capacità della Brescia solidale di rispondere alla violenza con la bellezza e la creatività.

calci a manifestante a terra - brescia

brescia - cuore sotto la gru


Da Brescia. Dalla gru.

novembre 13, 2010

Da Crash, programma di RAI Educational. Messaggio al presidente Napolitano da parte dei migranti, ormai da 14 giorni a 35 metri da terra, sulla gru del cantiere del Metrobus di Brescia.


Web designers e Web developers

novembre 12, 2010

wix


Chris Anderson: il web è morto (ma internet no)

novembre 4, 2010

Ieri, 3 Novembre 2010, ero allo IAB forum 2010 a Milano. Bello spazio, molta gente, buona energia (molto meglio che allo SMAU 2010 – a detta non solo mia, ma di molti amici / colleghi).

Il secondo speech in plenaria (almeno 1.000 persone sedute, e 7 in piedi) è stato quello di Chris Anderson (Wired, Coda Lunga, etc. Il figo, insomma). Che ha raccontato quello che ha aveva già scritto nel suo articolo “The web is dead. Long live the internet” apparso su Wired USA l’agosto scorso.

Ieri in IAB qualcuno mi ha detto che non c’era niente di nuovo nel suo discorso (c’era già tutto nell’articolo. Abbastanza vero.) Poi a casa in serata ho guardato cosa è stato scritto in giro. E sono rimasto un po’ deluso. Visto che anche “tra noi esperti” non sono sicuro che ci capiamo bene. Ad esempio, su 01net, Maria Teresa D. M., in un articolo pure bello, fa capire che secondo me non ha capito tutto, quello che ha detto Chris A.

E anche lì, in sala, Chris A. ha fatto almeno un paio di battute. E non ha riso in pratica nessuno. (Secondo me almeno il 40% dei presenti non capiva inglese, e un altro 40 lo capiva poco. Ma magari mi sbaglio io. E sono stronzamente, inutilmente, elitario).

E devo preambolare anche un’altra cosa – in fin dei conti lo spazio del blog è mio, e me lo gestisco io (non ho revisori che mi segano paragrafi tra la revisione 1 e 2 del capitolo, qui :-D). Preambolizzo dunque, che c’era un sacco di gente su di età, in platea. Persone che salvo rari casi purtroppo sono culturalmente estranee, esterne, impermeabili a web2.0, device revolution, social viral marketing. Inoltre c’era un altro sottoinsieme, solo parzialmente sovrapposto al primo, che invece non ne capiva/capisce di tecnologia – in termini tecnici. Insomma, per i quali l’HTML5 è un’etichetta, al massimo una potenziale buzzoword. That’s it. Ecco. E forse dovrei isolare (o al contrario, fare una selezione inversa) tutti quelli che quando Chris A. parlava di open web, così come l’aveva immaginato Berners Lee, così come è cresciuto nei primi anni, boh … non gli dice molto. Sicuramente non li emoziona. Per cui al massimo la preoccupazione è capire che, se va a morire, va a morire come mercato. E che quindi se il trend saranno le app, beh allora bisogna capire come vendere i banner lì. That’s it. Fine del preambolo. (Insomma sì, mi sono sentito bene, e speciale, ascoltando Chris A.)

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[Qui inizia la trascrizione degli appunti. In una sorta di indiretto libero.]

The web is dead. L’ho scritto. E in qualche modo forse devo scusarmi, o almeno spiegarmi, con voi.

Il web non è internet. Ma è un pezzo di internet – un bel pezzo dell’internet che siamo stati abituati a conoscere, e ad amare. Il web è un’applicazione, e un protocollo (l’http). E’ un mondo che si fruisce tramite un browser. Il web è stato pensato per far circolare contenuti, apertamente, senza distinzioni. Il web, questo web, sta morendo. Almeno negli USA (la situazione in Europa potrebbe essere parzialmente diversa). Abbiamo delle informazioni, sul traffico di dati in rete, che ci dicono che il web sta calando, mentre altro cresce. Cosa cresce? In USA, tantissimo, il real time entertainment – intrattenimento in tempo reale  (talk show, eventi sportivi). Streaming video – sempre + fruito da dispositivi mobili.

I tre cavalieri dell’apocalisse:

  • iphone
  • xbox
  • ipad

Ciascuno di questi nomi, di questi prodotti, rappresenta anche altri della sua famiglia. Xbox sta per console, che si collegano a internet (un sacco di traffico è generato dal giocare in modalità multiplayer online).

Alle persone piacciono le cose che funzionano velocemente, che sono facili da usare, e belle. Queste tre semplici regole spiegano molto del successo degli smart phone stile iphone, e dei tablet stile ipad.

Perchè questi cosi sono nemici del web? Se intendiamo il web aperto come “ciò che Google vede”, tutti questi mondi sono extra-web. Il mondo delle app è invisibile a Google.

E una parte di web si sta chiudendo, dietro a barriere di accesso, o dietro a muri a pagamento. Pensiamo ai contenuti a pagamento. Ma pensiamo anche a Facebook.

E molti pezzi di web si chiudono, o si rendono fruibili tramite interfacce off-web. Le API trionfano. Sempre più persone usano twitter senza passare dal sito.

Io (Chris) spero che questo trend cambi. Io ho amato e amo il web aperto. Ma i trends che vediamo sono questi. Sempre più mondi chiusi. Sempre più traffico generato da e per quei mondi.

Se pensi che il web aperto sia importante, hai delle buone ragioni per essere preoccupato.

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ieri ero allo IAB forum

novembre 4, 2010

Ieri sono stato allo IAB forum. Ho preso un po’ di appunti, in particolare dello speech di Chris Anderson. Mi impegno a dargli una forma decente e postarli qui, nei prossimi giorni. Ecco. (Scrivendolo qui, avendo un committment con i miei 23 lettori, voglio evitare come finisca con gli appunti del phpday, dello SMAU, dell’agileday, e altro. Cioè che il tempo poi per “bloggarli” non lo trovo. E, it’s a pity.)