Da Brescia. Dalla gru.

novembre 13, 2010

Da Crash, programma di RAI Educational. Messaggio al presidente Napolitano da parte dei migranti, ormai da 14 giorni a 35 metri da terra, sulla gru del cantiere del Metrobus di Brescia.


Ignoranze bresciane …

dicembre 3, 2009

Dal free-press di Oggi (Il Brescia, nda): pagina 3, la fotona di uno degli assessori comunali, il titolo “Il commercio sempre più in crisi. Loggia pronta a comprare i negozi”.

Estratto dell’intervista / conferenza stampa pregevole: “Se acquistassimo 10 negozi, potremmo garantire una qualità di filiera, evitando che accanto al negozio di Armani apra un kebab“.
Obiettivo nobile e prestigioso. Avanti Savoia!


Quanti arresti oggi, Agente P.?

agosto 7, 2009

Brescia, 6 Agosto 2009. Centro Città. Piazza Rovetta.

Inchiodano, le due pattuglie. Gli agenti scendono decisi, i volti tesi.

Quattro, i ragazzi neri. Seduti a bordo piazza, su un gradino. Sorridono.

18 e 50. Trentadue gradi.

“Documenti. Non si può stare seduti lì. Dobbiamo farvi la multa. Permesso di soggiorno! E’ il nuovo regolamento municipale. Permesso di soggiorno!”

“Come, signore, scusi? Perchè la multa? Cosa abbiamo fatto?”

“Permesso di soggiorno! Subito! Tutti. Svelti. Facciamo la multa. Se no, tutti in questura …”

“Perchè? Non capisco, cosa abbiamo fatto …”

“Ce l’hai il permesso di soggiorno? Non ce l’hai? M., caricalo in macchina!”

“Aspetti! Aspetti … Non capisco … Dove è il problema …”

“Devi stare zitto. Ce l’hai i documenti o no? M., identifica quei due lì. Chi non ha i documenti, lo portiamo via.”

Si inizia a riunire una piccola folla di curiosi. Colorata. Una signora sui cinquanta scende dalla bici e si avvicina a uno degli agenti.

“Scusate, si può sapere cosa hanno fatto? Non mi sembra questo il modo di trattare le persone …”

La affronta l’agente P.. Petto in fuori. Sguardo da duro.

“Si faccia i fatti suoi, signora. Si allontani. Questa è un’operazione di polizia.”

(NDA: Municipale …)

Uno dei ragazzi “del gradino” consegna il suo permesso di soggiorno. Una poliziotta trascrive – su un foglio di carta – i suoi dati.

Un altro mostra la sua carta d’identità.

“Questa non va bene. Ce l’hai il permesso di soggiorno? Permesso! Devi farmi vedere il permesso!”

Uno dei ragazzi chiede ancora spiegazioni, non toglie dalla tasca i documenti.

“Ammanettalo, lo sbattiamo dentro.”

Luccicano, le manette, nel sole indifferente della sera. Sbatte, la portiera.

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Mi pizzico forte un braccio. (Stanno arrestando un ragazzo perchè era seduto su un gradino?). Sono sveglio.

Mi avvicino a uno dei poliziotti. Cerco di essere molto educato, e calmo. “Scusi, mi sembra che stiate esagerando …”
Mi risponde una sua collega, giovane, dal volto severo: “E’ il regolamento municipale. Noi lo applichiamo. Si allontani per cortesia.”

Irrompe l’agente P. “Mi faccia vedere un documento. Lei sta intralciando un’operazione di polizia, e ne pagherà le conseguenze. Sono un pubblico ufficiale. Mi faccia vedere un documento o la porto in questura. ”

“Nessun problema, glielo dò subito il documento. A me sembra di essere un cittadino che è su un marciapiede e sta guardando cosa succede …”

“M., identificami questo signore.”

“Con chi sto parlando, scusi?”

“Agente L. P.. Troverà il mio nome sul verbale.”

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E’ anche questa, Brescia, oggi.

E’ questa, la mia città.

Viene voglia di andarsene.

(A noi che non sappiamo più lottare.)

Questo testo è un’opera di fantasia. Eventuali riferimenti a persone e luoghi reali sono puramente casuali. Infatti, Brescia non esiste, Agosto non esiste, la discriminazione razziale non esiste.